I danni cerebrali da mancanza d’ossigeno
Tra i le conseguenze dell’arresto cardiaco, si fa riferimento la maggior parte delle volte al decesso. Ma tra i danni causati da un blocco al cuore vi è anche un deterioramento cerebrale, chiamato in termine scientifico ipossia cerebrale.
Infatti se da un lato la mortalità è alta in caso di problemi cardiaci improvvisi, ci sono anche situazioni in cui si sopravvive, ma in condizioni davvero particolari se non addirittura in stati vegetativi permanenti.
La causa di queste problematiche sono da ritrovare nella mancanza di ossigeno al cervello. Bloccandosi infatti l’afflusso di sangue verso tutti gli organi, manca anche l’ossigeno al sistema cerebrale e nervoso. I neuroni risentono quasi subito della mancanza del gas e cominciano a morire causando problemi permanenti.
Pochi minuti e il cervello comincia ad avere seri problemi
L’Ipossia cerebrale non è causata solo da arresto cardiaco ma anche dall’infarto. Spesso quindi la vittima si mostra in stato confusionale e non sempre riesce a comunicare in maniera chiara con le persone che potrebbero aiutarlo.
Le cellule cerebrali cominciano a morire già dopo meno di 5 minuti quando l’afflusso dell’ossigeno risulta ridotto se non assente. I danni in questo caso sarebbero minimi.
Dopo 8 minuti i danni cominciano ad essere estesi e permanenti, creando nella vittima possibili importanti ripercussioni nel futuro.
A 12 minuti dall’attacco cardiaco, il cervello è totalmente compromesso e le possibilità che sopraggiunga il decesso, sono altissime.
Superate queste tempistiche non è possibile intervenire più sul paziente.
Per questo motivo è fondamentale intervenire in tempi strettissimi e quindi avere un defibrillatore semiautomatico a disposizione.
La defibrillazione precoce dà l’occasione alle persone che hanno il malore di sopravvivere e di non arrivare ad conseguire danni permanenti come l’ipossia cerebrale e continuare a vivere una vita tranquilla.