Sempre più ricerche per prevenire un arresto cardiaco
Non si possono prevedere né arresto cardiaco, né infarto. Questo è già stato chiarito diverse volte ma il mondo della scienza sta, pian piano, cercando di interpretare come il nostro corpo possa segnalare un futuro malore.
Per questo sono davvero alti i numeri di ricerche che ogni mese vengono pubblicate sulle riviste del settore in materia di arresto cardiaco.
L’ultima che sembra aver dato dei risultati interessanti, è quella svolta dall’Università di Louisville negli Stati Uniti.
Lo studio vorrebbe scoprire se i fosfolipidi ossidati presenti nel sistema cardiocircolatorio, potranno aiutare i medici ad individuare le donne ad elevato rischio di infarto, per poter intervenire prima che si verifichi il malore.
Il gruppo di ricercatori ha dichiarato di essere sul punto di scoprire un biomarcatore per individuare la presenza di patologie cardiache, prima che si manifestino.
Una ricerca che se desse esiti positivi, potrebbe stravolgere completamente la vita di numerose persone.
Aumentati negli anni i dati di donne vittime d’infarto
Andrew De Filippi, a capo del team, ha dichiarato che passeranno al setaccio migliaia campioni di sangue provenienti da numerose pazienti donne, per studiare la quantità e il tipo di lipidi contenuti, e stabilire chi sarebbe a rischio d’infarto.
Sembra infatti che le placche aterosclerotiche, causa di patologie come ictus e infarti, contengono una notevole quantità di fosfolipidi ossidati scientificamente chiamati OxPL.
Il gruppo di De Filippi ritiene che proprio il rilascio di OxPL dalla placca nei vasi sanguigni potrebbe permettere ai medici di individuare le donne a rischio di eventi cardiovascolari.
Sono infatti le donne che dagli anni ’80 ad oggi non hanno diminuito il rischi di problemi cardiaci ma anzi sono aumentati, al contrario di quanto successo per gli uomini.
Questo starebbe a significare che anche il genere sessuale comporta delle differenza tra paziente e paziente che potrebbe sviluppare componenti che influenzano le probabilità di incorrere in arresti cardiaci, infarti o ictus.
Un altro passo avanti verso una vita più lunga e di qualità.