Ragazzo in arresto cardiaco, salvato grazie al defibrillatore

A portata di cuore Lombardia

Un quattordicenne, colpito da arresto cardiaco, deve la vita al tempestivo uso dell’apparecchiatura. Soccorso dagli operatori del 118 di Cividale, e poi stato trasportato all’ospedale di Udine. Adesso sta bene

PREMARIACCO. Pagina drammatica a lieto fine, una tantum. Di più: caso talmente raro da guadagnarsi, di diritto, il titolo di materia di studio. C’è del miracoloso nell’epilogo di una vicenda che ha avuto per protagonista, alcuni giorni fa, un ragazzino di 14 anni, residente in comune di Premariacco: colpito – senza che mai, in precedenza, si fossero presentate avvisaglie di problemi – da un arresto cardiaco che lasciava ben poche speranze è stato strappato alla morte, in extremis, con il prolungato utilizzo di un defibrillatore.

Pur stabilizzato dagli operatori del 118 dell’ospedale di Cividale, prima, e successivamente dal personale di un’automedica giunta dal Santa Maria della Misericordia di Udine, il giovane era arrivato al nosocomio del capoluogo in coma. Poi la ripresa, improvvisa tanto quanto il malore, “grintosa” come l’indole di un adolescente.

A due giorni dal drammatico episodio, il ritorno a una vita praticamente normale. Tante le concause della felice conclusione, a cominciare, verosimilmente, dalla giovane età, sinonimo di corpo tenace e reattivo. Tale elemento, però – pur focale -, non sarebbe certo bastato, da solo, a salvare la vita del ragazzo.

Questa storia che spaventa ma che, al contempo, è un invito alla fiducia ha aperto così fra la gente del posto due canali di riflessione. Primo: l’importanza cruciale, basilare, del presidio di pronto soccorso della città ducale, ripetutamente – negli ultimi anni – nel mirino di possibili tagli di operatività. L’esperienza toccata al 14enne comprova – ce ne fosse stato bisogno – il rilievo del servizio, garanzia per un ampio bacino territoriale: non ci fosse stato, difficilmente il ragazzino ce l’avrebbe fatta, per una pura e semplice questione di tempistica.
I pochi minuti impiegati dall’ambulanza per raggiungere l’abitazione in cui si era verificata la tragedia si sarebbero inevitabilmente dilatati, e il ritardo sarebbe risultato fatale. Secondo: il “ruolo”, determinante, del defibrillatore, strumento in relazione al quale la sensibilità si sta diffondendo, sì – varie società sportive del territorio ne sono ormai dotate -, ma non con la necessaria capillarità. Di qui il “valore sociale” delle campagne informative al riguardo e di quei corsi sull’utilizzo del macchinario (di costo, tutto sommato, contenuto: circa mille euro) che già diversi Comuni hanno cominciato a proporre – anche con buoni riscontri, e spesso senza costi: l’attività è per lo più basata sul volontariato – alla popolazione.

L’auspicio, insomma, è che il processo d’informazione, appunto, e formazione si rafforzi e che si inneschi il meccanismo di una cultura della sicurezza e della salute capace di stimolare una diffusione ampia di questi salvavita.

FONTE IL MESSAGGERO VENETO

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